L’inquinamento da plastica negli oceani sta peggiorando
La plastica è nata come un "materiale miracoloso": economico, resistente, leggero e facile da usare in quasi tutto ciò che produciamo. Ora il mondo si sta rendendo conto del problema dell’inquinamento da plastica ovunque, compreso l’oceano.
La sua convenienza e praticità sono proprio gli elementi che rendono la plastica una delle sfide ambientali più urgenti oggi. La produzione globale di plastica è aumentata esponenzialmente negli ultimi decenni.
Secondo Drowning in Plastics, un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), ogni anno in tutto il mondo vengono prodotte più di 400 milioni di tonnellate di plastica, di cui la metà è progettata per essere utilizzata una sola volta. Tuttavia, monouso non significa facilmente smaltibile.
Quando viene depositata in discarica o dispersa in natura, la plastica può impiegare fino a 1.000 anni per decomporsi. La plastica monouso scartata o bruciata danneggia la nostra salute e la biodiversità. E il problema non fa che peggiorare se si considerano le microplastiche, che finiscono nella catena alimentare e nei nostri piatti.
Anche i nostri mari e oceani ospitano grandi quantità di plastica. Si stima che ogni anno circa 19-23 milioni di tonnellate di plastica finiscano per inquinare i nostri oceani, laghi e fiumi. Ciò minaccia la flora e la fauna marina, così come i milioni di persone il cui sostentamento dipende dal mare.
Il tema della Giornata mondiale dell'ambiente di quest'anno, lunedì 5 giugno, era "soluzioni all'inquinamento causato dalla plastica". Oggi, giovedì 8 giugno, è la Giornata mondiale degli oceani, che quest’anno ha come tema Pianeta Oceani: le maree stanno cambiando.
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Gli oceani sono depositi essenziali di biodiversità, poiché costituiscono il 90% dello spazio abitabile del pianeta. Il bacino del Mar Mediterraneo è un riconosciuto hotspot di biodiversità marina e una fonte vitale di attività economica per 480 milioni di persone in 22 paesi. Genera un valore economico annuo di oltre 450 miliardi di dollari.
"Il Mediterraneo è la culla in cui le nostre società sono nate e fiorite", afferma Adonai Herrera-Martínez, Direttore della BERS, Ambiente e Sostenibilità. "È una fonte di vita, ricchezza e prosperità, quindi la sua protezione è di grande importanza per tutti noi."
Il problema dell’inquinamento da plastica è tuttavia evidente nel Mar Mediterraneo, dove l’ecosistema è minacciato dalla perdita e dal degrado degli habitat, dalla pesca eccessiva, dall’inquinamento – compresa la plastica – e dai cambiamenti climatici. Secondo un rapporto dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, se non verranno adottate misure significative, le perdite di plastica nel Mar Mediterraneo raddoppieranno almeno entro il 2040.
Alla conferenza sul clima COP27 del 2022, la BERS, la Banca europea per gli investimenti (BEI) e l’Unione per il Mediterraneo, con il sostegno dell’Unione europea (UE), hanno annunciato la creazione del Partenariato Blu Mediterraneo, che mira a favorire lo sviluppo di un un’economia blu sostenibile nei paesi del vicinato meridionale dell’UE nella regione del Mediterraneo. Anche donatori come Svezia e Spagna hanno espresso il loro sostegno.
"Non stiamo solo mobilitando finanziamenti, ma stiamo lavorando con donatori, paesi beneficiari, istituzioni finanziarie interessate e filantropi per sostenere le riforme politiche", afferma Adonai. "La chiave è affrontare il problema da tutte le angolazioni possibili; ecco perché unire le forze è fondamentale."
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Il partenariato mira a sostenere e attrarre investimenti nell’economia blu sostenibile, nel recupero degli ecosistemi marini e nella riforma delle politiche, dando priorità all’innovazione e includendo il capitale naturale e soluzioni basate sulla natura per la mitigazione e l’adattamento climatico.
Ad esempio, il finanziamento degli impianti di trattamento delle acque reflue, l’economia circolare e la riduzione dei rifiuti di plastica contribuiranno a ridurre la quantità di inquinamento che entra nel mare, a diminuire la pressione sulla pesca attraverso l’acquacoltura sostenibile, a migliorare gli investimenti nella resilienza costiera e a ridurre le emissioni attraverso la mobilità marina sostenibile.